La Rabbia Come Prezioso Alleato (Parte 3)

È possibile esprimere la nostra rabbia
senza che qualcuno debba necessariamente esserne vittima?
 

Durata della lettura:
3 minuti
 

Esempio:

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Paola è appena uscita da una riunione in ufficio e torna a sedersi alla sua scrivania. Si accorge che è nervosa, non riesce a stare ferma e prova un forte senso di ansia, ma non se ne spiega il perché. Forse è la giornata, forse è stata la riunione, ma non importa. Di fatto è nervosa e c'è la sua collega che sta ricevendo parecchi messaggi sul telefonino e le continue notifiche le stanno dando sui nervi. Non è mai stato un problema, tant'è che nemmeno Paola toglie la suoneria al suo perché nel loro ufficio è sempre andata bene così. Oggi, però, è diverso. Cerca di far finta di niente, ma non riesce a concentrarsi sul documento su cui dovrebbe lavorare. Decide di mettersi la musica nelle orecchie per non sentire le notifiche della collega. Prova a rimettersi al lavoro, ma nulla da fare, riesce a sentire comunque gli avvisi del telefonino. A questo punto si strappa le cuffie e sbotta: "Ma non puoi metterlo in silenzioso quel telefono??". La collega alza la testa, stupita da questo rimprovero improvviso e, sentendosi un po' in colpa, si scusa e disattiva la suoneria. Col passare dei minuti, la collega inizia a provare sempre più risentimento per quella che ha vissuto come un'aggressione ingiustificata. Man mano che sale la pressione interna per entrambe, è verosimile che da lì a breve ci sarà uno scontro.

Analisi: 

È successo qualcosa nella riunione alla quale Paola ha appena partecipato che l'ha fatta arrabbiare. Non se n'è resa subito conto, ma col passare del tempo la rabbia ha iniziato ad aumentare nel suo corpo, rendendola irrequieta. Non volendo sentire ciò che accadeva dentro di sé, Paola ha mancato di identificare la rabbia che provava e l'ansia che continuava a salire. Il disagio interno e questa scelta di spostare l'attenzione al di fuori di sé, l'hanno resa molto più suscettibile agli stimoli esterni ed insofferente al telefonino della collega. Per cercare di non sentire nemmeno questo disturbo sonoro, ha scelto di mettersi della musica nelle orecchie, allungando solo i tempi e facendo crescere il disagio emozionale. A questo punto, non riuscendo più a trattenersi, sbotta e aggredisce la collega. Pur non usando parole particolarmente aggressive, energeticamente scarica comunque molta di rabbia su di lei che, non essendo in alcun modo responsabile dello stato d'animo di Paola, se ne risente. Questo attacco ingiustificato fa sì che, poco alla volta, anche nella collega inizi a montare la rabbia. In base a come quest'ultima sceglierà di gestire questa emozione, potrebbe scaturire uno scontro con Paola o con qualcun altro.

Possibile alternativa: 

Paola è seduta alla sua scrivania e sente che c'è qualcosa che non va. Si sente irrequieta ed ansiosa. C'è un documento su cui dovrebbe lavorare, ma sa che non ci riuscirebbe. Sceglie piuttosto di fare un respiro profondo e domandarsi: "Cosa sta succedendo? Cosa provo?". Resta qualche istante in ascolto di sé e si rende conto che prova molta rabbia. È soprattutto concentrata nella gola, come se avesse un groppo che non si muove. "Cosa mi ha fatto arrabbiare così tanto?" Quasi immediatamente le arriva l'immagine del suo capo che durante la riunione di poco fa l'ha rimproverata davanti a tutti i colleghi. Si è sentita umiliata e sminuita. Questo, poi, per qualcosa che non era nemmeno interamente colpa sua. Sente che è stato un trattamento ingiusto e svilente. È arrabbiata con lui per questo gesto. Anzi, è incazzata come una vipera! Paola sente questa rabbia che le scorre nelle vene come lava bollente e continua a respirare questa sensazione di calore, soprattutto nella gola. È un fuoco che le brucia dentro e le ricorda quelle volte da piccola quando succedeva la stessa cosa con la maestra davanti a tutta la classe o con i genitori durante le cene coi parenti. Quei rimproveri pubblici non le sono mai piaciuti e li ha sempre trovati ingiusti. In questo caso specifico sente di aver lavorato bene e, se c'è stato un errore, è stato di tutto il team, motivo per il quale non merita di essere presa lei come capro espiatorio. Questa è la verità e questo sente di aver bisogno di affermare al suo capo. Paola non sente di essersi meritata questo trattamento e non vuole che si ripeta in futuro. Sa che il suo capo la stima e ne riconosce il valore, ma sente che è comunque importante mettere in chiaro le cose. Questa rabbia che prova le dà un senso di potere, di forza nel poter andare da lui e, senza aggredirlo, dichiarare come si sente e ciò che vuole succeda in futuro. Questa rabbia l'aiuta ad entrare in contatto con la sua verità. Fa due respiri profondi, si alza e si avvia verso l'ufficio del suo capo. Nel frattempo la sua collega sta ricevendo un concerto di messaggi sul telefonino, cosa di cui Paola non s'è nemmeno accorta.